GINESIO FEST IN TOUR

Festival delle arti visive di scena a Gradara, con lo spettacolo “Gianni”

DOMENICA 10 LUGLIO, ORE 21:00

nel cortile d’onore della rocca

Domenica 10 luglio, alle ore 21:00, in occasione del “Ginesio fest in Tour”, il Cortile d’Onore della Rocca di Gradara si trasformerà nel palcoscenico dello spettacolo (della durata di 60 minuti), intitolato “Gianni”, ispirato alla voce di Gianni Pampanini. La regia è affidata a Michelangelo Bellani, supervisione alla regia C.L.Grugher.

Il progetto si è aggiudicato il “Premio Scenario per Ustica” 2015, ma anche il “Premio In-Box Blu 2016” e il “Premio Museo Cervi – Teatro per la Memoria 2017”.

𝗣𝗿𝗲𝗻𝗼𝘁𝗮𝘇𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗯𝗶𝗴𝗹𝗶𝗲𝘁𝘁𝗶

• chiamando il numero 0541/964181 (Rocca di Gradara)
• su Liveticket: https://bit.ly/ginesiofest22-giannigradara

(Se ancora disponibili sarà possibile acquistarli, anche prima dello spettacolo, all’ingresso della location dell’evento).

CHI È GIANNI?

Tre audiocassette, incise a metà degli anni ’80 e ritrovate vent’anni dopo, diventano il materiale di un’opera teatrale“GIANNI”, firmata da Caroline Baglioni e Michelangelo Bellani, trascrizione fedele di un testamento sonoro lasciato da Gianni Pampanini, zio di Caroline. Questi nastri, nei quali Gianni, un uomo con problemi maniaco depressivi scomparso nel 2001, descrive se stesso, le sue inquietudini, i suoi desideri e il rapporto intimo e sofferto con la società, a distanza di anni divengono la “voce” di un’opera teatrale che continua a viaggiare in tutta Italia, coinvolgendo la sensibilità di chi ascolta.

“Ci siamo a lungo interrogati sul perché Gianni avesse inciso quei nastri – raccontano gli interpreti -.Per lasciare un segno del suo passaggio? Per riascoltarsi e scoprire che c’era nell’abisso? Per superare la paura di vivere? La sua voce è un flusso di coscienza, ironico, intelligente, drammatico, commovente che si muove a picchi infiniti fra voglia di vivere e desiderio di finire con uguale forza e disperazione – concludono -.Ma la vera potenza del suo linguaggio sta in come ci conduce inevitabilmente dentro ciascuna delle nostre esistenze per renderci conto, in fin dei conti, che tutti noi, almeno una volta nella vita, ci siamo sentiti “Gianni”.”